“La donna cominciò a prepararla per il rito. La spogliò, le dipinse d’azzurro le piante dei piedi e i palmi delle mani, tracciò di nuovo la Falce di Luna sulla fronte, le dipinse la Luna Nera sul ventre, la Luna Piena sui seni. Al sorgere del sole la condussero fuori, avvolta in un mantello ornato di simboli magici: la luna, le corna di cervo. Gli uomini della Tribù stavano dipingendo d’azzurro il giovane dalla testa ai piedi. Poi lo coprirono d’un manto di pelli non conciate. Gli fissarono le corna alla testa e il giovane si scosse per assicurarsi che non cadessero.
“Questo è il Dio, il Consorte della Vergine Cacciatrice…” Le donne cinsero i capelli di Morgana d’una ghirlanda di bacche cremisi e l’incoronarono con i fiori di Primavera. Morgana non vedeva il giovane al suo fianco, vedeva soltanto la vita che fremeva in lui. Sulla collina regnava un silenzio colmo d’attesa. Il tempo cessò di esistere, divenne di nuovo trasparente. Con il sole negli occhi, Morgana sentì tra le mani la testa del Dio e lo benedisse: “Va e vinci… Corri con i cervi… Svelto e forte come le maree di Primavera…” E la forza che fluiva attraverso il suo corpo era quella del sole che si trasfondeva nell’uomo davanti a lei. “Ora il potere dell’inverno è spezzato e la nuova vita della Primavera ti accompagnerà e ti condurrà alla vittoria… Vita della Dea, vita del mondo, sangue della Terra nostra Madre, sparso per il suo popolo…” Il corpo del giovane splendeva come il suo nel sole; intorno a loro nessuno osò parlare fino a quando Morgana, ritraendo le mani, irradiò su tutti il potere, liberando il canto che si levò intorno a loro: “La vita rinasce in Primavera, i cervi corrono nella foresta e la nostra vita corre con loro. Il Re Cervo del mondo li farà uscire, il Re Cervo, il Consorte benedetto dalla Madre trionferà…” Tesa come un arco, Morgana toccò il Consorte, scatenando il potere…”
da “Le Nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley
Art credit: Emily Bavilet