Siamo alle porte di Lughnasadh eppure continuo a sentirmi come Persefone.
Capita anche a te?
Il tempo del raccolto che diventa raccoglimento.
L’intimità che si rivela il terreno più fertile.
Il tempo che richiede cura.
La cura che richiede tempo.
E quel portarti nel ventre, un ventre che può essere calice oppure calderone ma che resta un invito a fermarti, a guarire, a convertire i fili spezzati, a dedicarti al nutrimento che solo tu puoi darti, a portare a maturazione il tuo essenziale.
Eppure anche questa è abbondanza…
Richiamarti alle origini.
Chiudere le braccia per stringerti ancora più forte.
Stare ferma/o, al centro di una forza madre.
Spaccare il tuo limite.
Toccare un’espansione che danza insieme alle tue profondità.
Dare valore al tuo esserci, qui ed ora.
In punta di piedi ma con passi decisi.
In silenzio ma al passo di un cuore che non smette di palpitare.
A porte chiuse ma con gli occhi aperti e i sensi svegli.
Per farti piena/o di te, alla luce di un sole sanguigno, tra covoni di paglia profumati e i canti inarrestabili delle cicale.
Chandani Alesiani
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