Il teatro nasce come un rituale ed è stato proprio il teatro a mostrarmi come il corpo potesse divenire sia strumento che scenario di un rito.
E quando parlo di rito, mi riferisco ad uno spazio cosciente dove esplorare il sacro, dove toccare il magico e sentirti parte di una tessitura che comprende il quotidiano ma che si spinge oltre.
Uno spazio dove entrare in contatto con qualcosa che credi “altro da te” ma che scopri essere parte di te e che ha il potere di dare voce ad un universo sotterraneo, spesso sconosciuto, che parla il linguaggio dei tuoi segreti, dell’invisibile, del mistero.
Quanto può cambiare, da qui, la nostra percezione?
Quanto può cambiare la nostra relazione con il corpo, nel momento in cui riconosciamo che non ci sottrae ad una dimensione mistica ma che anzi ha l’effetto di evocarla, amplificarla e concretizzarla?
Quanto può cambiare, nel momento in cui non si pensa più la materia come contraria al nostro risveglio ma anzi come MATER e quindi come madre e grembo di creazione, azione ed esperienza della nostra spiritualità?
Vivere pienamente il corpo non significa soltanto nutrire le radici del sacro ma anche nutrire le radici del rito che rendono il sacro tangibile e accessibile, in qualunque momento.
Significa liberare quell’espressione, che è intima, personale ed unica, della sacralità e di come siamo noi a viverla, a percepirla, ad assorbirla e incanalarla.
Chandani Alesiani
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