Cosa farebbe il piacere se avesse i tuoi occhi?
Se gli donassi il tuo tempo?
Se imparassi a restare nel calore della sua presenza?
Se gli prestassi il tuo corpo e ne incontrassi le profondità?
Se ne abitassi i ritmi, gli spazi sospesi, il respiro, il trasporto, i fuochi, la capacità di resa?
Cosa, sotto la guida sapiente del piacere, viene stabilito come priorità?
Cosa torna ad essere sacro e intoccabile e cosa necessario e vitale?
Quali sono i gesti che ispira e reclama, da cui trae linfa e nutrimento?
Cosa cambierebbe nella tua giornata o come ne invertirebbe le correnti?
A volte basta davvero poco.
Basta rispondere a queste domande, per avere una prima mappa che ti insegni o ricordi a praticare il tuo piacere nel quotidiano, attraverso azioni apparentemente semplici ma che sono cariche di significato se le vivi consapevolmente.
Riacquisisci, così, una nuova misura che tocca corde nascoste, che ti fa spazio e non scrive più nel vuoto quello che è per te importante ma anzi esalta ciò che genera bellezza e rinnovamento, che stimola passione e creatività, che intuisce i tuoi bisogni e ti orienta verso quell’espressione di amore che cerchi e che puoi darti.
A volte è proprio questa dimensione del piacere come una cosa naturale e umana che ci manca.
Ci manca riconoscerne il valore, saperlo come una forma di felicità o scoperta, desiderarlo come uno spazio di intimo con-tatto con quello che ci scorre dentro e intorno.
Ci manca restituirgli o assegnarli un posto nella vita di tutti i giorni, affondarlo nella realtà, stanare, ad una ad una, tutte le scuse che siamo brav* ad inventarci pur di non concedercelo e impregnarci di quel sentire, carico di pura sensualità, “che prende i palpiti della carne viva” e può trasformare ogni momento in un sacro rituale.
“C’è qualcosa di fondamentale che manca.
Ma cos’è? Non direi l’anima. Ci sono altri nomi per definirlo.
É tutto ciò che è profondo, ecco, manca tutto ciò che è profondo!”. Anais Nin
E, allora dimmi, cosa farebbe oggi il tuo piacere?
© Chandani Alesiani ~ Il Tempio della Sibilla
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