Un lavoro profondo e cosciente sul corpo e attraverso il corpo ha sempre l’effetto di scoperchiare il vaso di Pandora e non mancano mai i momenti in cui ti trovi a fare i conti con la vergogna.
Fin troppo spesso la si confonde con la timidezza, la riservatezza, con l’imbarazzo o il pudore ma, in realtà, non ha niente a che fare con tutto questo.
La vergogna, anzi, possiede una sua storia ed è il frutto di una memoria stratificata o di una credenza consolidata nel tempo, che hai assimilato dalle persone a te vicine.
Si fa specchio di un forte senso di inadeguatezza.
Porta con sé la paura di non essere mai all’altezza ma, soprattutto, la paura di ESSERE MALEDETTAMENTE SBAGLIAT*.
Perché si, spesso è quello che ti hanno raccontato di te e ti hanno insegnato a credere come qualcosa che è “fuori posto”, che è troppo, forse pericoloso o inopportuno, qualcosa da silenziare, da occultare, da inibire, da addomesticare.
A volte quella vergogna fa la voce grossa e rivendica una presuntuosa proprietà sulla libertà espressiva del tuo corpo, sottolineando la necessità di darti un contengo.
A volte si insinua subdola, per poi marciare sulla pelle come un feroce giudizio, che ti guarda in cagnesco dal basso verso l’alto, spingendoti a riaggiustare tutto quello che fai e COME lo fai.
E poco alla volta, ti entra sempre più dentro.
Poco alla volta, ne acquisisci il linguaggio e le corazze, ne alimenti le voci e i freni.
Diventa un’alleata nello snaturarti, un’altisonante proibizione nel mostrarti autenticamente, una scusa per spegnere i tuoi slanci, un NO urlato a gran voce a quello a cui il tuo corpo dice un grande SI.
Prova a pensarci…
Che peso ha la vergogna nella tua vita?
Quanto del tuo potere gli hai consegnato tra le mani?
E cosa, OGGI, decidi di riprenderti e togliere dalle sue grinfie?
© Chandani Alesiani ~ Il Tempio della Sibilla
Seeking Photo Credit