Non sempre spaventa scrivere la parola FINE!
E, anzi, talvolta diventa una sacra necessità!
Non so come sia per te ma, in questo sacro passaggio, la sento spesso con il fiato sul collo e l’athame sospeso a mezz’aria.
Osservo quel cono d’ombra allungarsi,
Diventare cappello di Strega,
Adunare le richieste di silenzi,
Sviluppare fermezza,
Far scricchiolare persino le parti più solide.
E isolare il fuoco dal gelo,
Il nuovo dal vecchio,
L’estasi dalla stasi,
La verità dall’apparenza,
I rumori di fondo dalle voci autentiche dalle quali bere passione e movimento.
Sciami di api ronzano attorno al ventre,
Per svegliare, dal profondo, i suoi spiriti di antenata.
Falene prendono il posto degli occhi,
Per illuminare gli abissi e aprire porte sull’invisibile.
Trame di radici circondano il corpo,
Per affidarti ad “una comprensione di sangue, di cellule, inconscio e sentimenti lunari” che “infrange quella logica che era diversa dalla vita e non era fonte di ispirazione” e nutrimento.
Credo che sia questo a darci la misura per cui quella fine ( che in ognuno di noi assume forme e significati diversi) sia vitale e imprescindibile.
Per cui arrivi con chiarezza e lucidità abissale, tuoni sotto la pelle, ci spinga a spazzare via quello che non è riuscito a cambiare quanto noi e ci inviti ad espanderci, oltre misura, in quello che adesso più ci rassomiglia.
Ci hai mai pensato?
Hai mai pensato su cosa vorresti mettere la parola fine?
Dove assume un suono poderoso e scatena fermento e pienezza?
Dove la senti più necessaria, per fare spazio agli inizi che reclami e ti reclamano?
Ti ascolto…
© Chandani Alesiani ~ il Tempio della Sibilla
Note virgolettate di Anais Nin
Photo by @giui.it