Fare spazio è un gesto cosciente.
Viaggi dentro la tua stessa carne per sentire dove il palpito rallenta, il respiro si blocca e la fiamma tremula, minacciando continuamente di spegnersi.
Dove si addensano le ragnatele e le tue abitudini sono necropoli di parti di te che ti ostini a credere sveglie quando sono, in realtà, cadaveri.
D’altronde è così scomodo staccarsi da quello che conosciamo.
Allargare le dita, per lasciare andare quello che non ci rimane addosso.
Spalancare la bocca, quando il controllo preme per stringere i denti.
Chiudere gli occhi, quando la resa ha il sapore di una piccola morte.
Re-inventare ogni cosa, quando diventa una riga tracciata sopra i nostri programmi.
Ma come posso fare spazio, se quello spazio è pieno?
Come tocco la parte più nuda e vera di me, se ho tanti strati?
Come mi riaccendo alla vita, se mi proteggo dai suoi brividi?
Come posso scoprire che c’è dell’altro, se di questo “altro” ne silenzio i richiami e le fascinazioni?
Quello che più ci spaventa, spesso, tradisce la verità di quello di cui abbiamo più bisogno.
Ma avere coraggio è anche questo: imbattersi e portarsi, nonostante la paura, in quel buio fertile, per accorgersi che si mescola ad un’aria limpida che lascia uscire, di te, non quello che avevi previsto ma quello che “giace con il lupo” ed era destinato ad emergere.
Ps: tieniti forte perché prestissimo verrà a farti visita un percorso che ama fare l’occhiolino a quelle parti di te che incantano trasformazioni e agitano lo spazio, per disfarne i nodi più ingombranti.
E tu a cosa senti, oggi, di cambiare l’acqua, il vento e le radici?
Ti leggo
Chandani Alesiani ~Il Tempio della Sibilla
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