Immagina i tuoi confini come dei sacrari delle tue priorità.
Come dei passaggi segreti sull’amore che solo tu puoi darti.
Come delle carezze che si raggomitolano sotto le dita, ad aspettarti.
Come delle prese di respiro, che attraggono magneticamente la consapevolezza dell’unico nutrimento che cerchi.
Immaginali come un corteo di voci…
La voce del “questo è quello che posso, è COME posso”.
Del “questo è quello che voglio”.Del “questo è il punto di equilibrio tra il mio dare e l’esserci soltanto per me”Del “io mi dò valore”.
Del “ho bisogno di assecondare i miei tempi che forzarli sarebbe innaturale e potrei farmi male”.
Quante volte si teme la pienezza, pur desiderandola?
E, credimi, spesso accade proprio per quella paura di ritrovarsi improvvisamente predate/i, sovrastate/i ed incapaci di mettere confini.
Ma la pienezza non è azzeramento di confini.
Che altrimenti quella pienezza verrebbe soffocata e perderebbe la sostanza creativa da cui trae origine.
É, piuttosto, uno spazio vivo dove praticare le tue espansioni ma anche allenare l’ascolto di quella geografia di rischi che sei pronta/o a correre. Dove affondare nelle parti più carnose e straripanti del tuo fuoco, ma nel riconoscimento di ciò che per te è diventato sacro.
Dove abitare audaci aperture ma anche onorare cosa preme per farsi confine.
Dove alimentare la tua manifestazione, ma senza relegare, sullo sfondo, le pause e le distanze che senti necessarie.
La pienezza è quel luogo dove è il piacere a stabilire il confine e a farti sentire, sulla pelle, cosa lasciare entrare e cosa no.
È quel luogo dove c’è piacere nel confine.
Dove il confine è esso stesso piacere, perché è una naturale conseguenza del saperti amare, dell’assaporare la gioia di starti accanto e rimanerti dentro.
E tu che relazione hai con i tuoi confini?
Li senti intorpiditi e pronti a piegarsi sotto il peso dei dovrei e dei sensi di colpa oppure stai imparando a sentirne la fermezza e a riscoprirli vitali?
© Chandani Alesiani ~ il Tempio della Sibilla
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