Quanto costa fermarsi?
Riprendere fiato?
Tirare una riga sulla lista delle cose da fare, senza sensi di colpa?
Siamo così abituati a fare il pieno che il vuoto ci spaventa, ci allarma, ci trasmette la sensazione di fallire in qualcosa, di non essere abbastanza, di non stare al passo.
Il silenzio, in questo modo, fa rima con mancanza e non con nutrimento. Rallentare diventa, così, un difetto e non una pratica di ascolto.
Se il tempo è tiranno, noi sappiamo esserlo di gran lunga molto più di lui. Perché sappiamo strapparci dalla pelle la sua bellezza e giocare a nascondino di fronte alla sua sacralità.
Sappiamo adunare scuse per non permettercelo e feroci giudizi per condannarlo se non si mostra utile.
Sappiamo riempirlo fino all’orlo, così che non possa mostrarci quanto sia prezioso e poi mettergli il bavaglio, così che non sappia dirci quanto rischiamo di perderlo invece di viverlo.
Scegliere di DARTI TEMPO, però, vale più di quello che immagini.
É scegliere di parlare nei bisogni che senti di assecondare.
Amarti nelle pause dove torni a respirare.
Portarti al centro del piacere che non può più aspettare.
Scoprirti nelle sensazioni che non vogliono urlare.
Viverti a stretto contatto, senza la smania del dovere.
E conoscerti quando niente e nessuno ti distoglie dal lasciarti stare.
E, allora, dimmi, cosa cambierebbe se imparassi a riprenderti il TUO tempo?
Che effetto farebbe sceglierlo, per sceglierti?
E cosa aspetti a ricominciare adesso, se non l’hai mai fatto prima?
© Chandani Alesiani ~ il Tempio della Sibilla
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