Entro in punta di piedi alle porte di questo Solstizio con una parola che ho assaporato a fondo, negli ultimi giorni, e con la quale mi sono chiamata.
Una parola che è RAPIMENTO e che sento di offrire, con le mani a coppa, in questo spazio di frenesia.
Il rapimento è perderSi, è dire di Si alla possibilità di perdere, di lasciarsi andare, di staccare pezzi di pelle, di storia, di vecchie narrazioni.
Un farsi vuoto, fare l’amore con il silenzio, familiarizzare con il mistero, per scoprirsi in modi inaspettati, in un nuovo corpo, in nuove forme e dimensioni di te, in nuovi poteri e talenti.
Vuoi essere vista/o ma senza essere legata/o, identificata/o con nulla, per conservare il sapore della libertà di riscriverti, di ricominciarti, di essere tutto o niente, di esistere in infinitesimi mondi e realtà, di abbracciare le tue moltitudini e camminarne i respiri e le consapevolezze.
Non appartieni a niente ma è proprio questo che ti insegna ad appartenerti, che rompe il dover essere per lasciarti dove sei e come sei, sul momento, senza chiederti di più.
In quel rapimento c’è ricerca e assenza di ricerca, c’è un esserci e un annullarsi, un io e un noi, ordine e caos, c’è uno sperimentare ritmi, espressioni, tempi, movimenti, di piacere, della vita, di te, su e attraverso di te.
Lì c’è un ascolto e TU SEI ASCOLTO.
Lì sei voce e diventi un corteo di voci e ogni parte di te, del tuo corpo, riconquista la SUA, la possiede, la libera, la governa.
Ogni parte torna a parlare la sua lingua e tu ti tuffi nelle tue profondità, partorendoti, ancora ed ancora.
Ti espandi e ti contrai.
Ti chiudi e poi ti apri.
Proprio come fa il cuore.
Tocchi la realtà del pulsare, il suo senso più antico.
In quel pulsare muori e rinasci, ti invochi e ti evochi, ti occulti e ti mostri, ti attraversi e ti lasci attraversare.
In quel pulsare vivi e ti abiti.
E torni ad essere autentica/o, in un modo che nessuna parola potrebbe spiegare.
Chandani Alesiani ~ il Tempio della Sibilla
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